“Il settore dell’Animazione Turistica e Territoriale è letteralmente al collasso. Società, parchi giochi, associazioni e liberi professionisti hanno visto cancellata la possibilità di svolgere la propria professione. Da marzo a settembre 2020, le aziende del settore si sono viste disdire quasi totalmente gli eventi, i servizi e le attività programmate, con punte di differenza di fatturato pari al 90% rispetto agli stessi mesi del 2019. Un disastro economico letale per molte aziende qualora fosse messo a rischio anche il periodo natalizio, ultima vera possibilità per recuperare qualche punto di ricavo”.
È quanto afferma in una nota Salvatore Belcaro, Presidente FIAST Assoturismo Confesercenti.
“L’instabilità e la chiusura delle nostre imprese – prosegue Belcaro – è dovuta ai continui ‘divieti’ che, pur condivisibili per l’emergenza sanitaria, non prendono in considerazione la possibilità di normare e mettere in sicurezza il lavoro, piuttosto che vietarlo. Non viene poi offerta nessuna assistenza, o piani di sostegno, a quelle imprese che vedono sparire gli investimenti fatti nelle proprie aziende per mancanza di produttività. Dall’inizio della pandemia, nessun rappresentante del settore intrattenimento e spettacolo è stato ascoltato dalle Istituzioni, lasciando che centinaia di imprese continuassero la loro attività senza regole certe e, soprattutto, senza alcun tipo di aiuto economico”.
“Le imprese che si occupano di Animazione Turistica, aggiunge, sono più di 500 in Italia, rappresentano un valore aggiunto al prodotto della vacanza – basti pensare, ad esempio, a quante persone scelgono una struttura piuttosto che un’altra affinchè i propri figli possano avere un servizio dedicato e di qualità – e coinvolgono circa 35.000 collaboratori durante il periodo estivo. L’Animazione Territoriale, tessuto più ramificato e diversificato, comprende migliaia di piccole e medie attività imprenditoriali e di professionisti che si occupano di organizzare eventi, feste e cerimonie che rendono vivo e produttivo il territorio locale, rappresentando per moltissime famiglie un punto di riferimento essenziale per la vita sociale e comunitaria. Un settore di attività che, durante una trasmissione televisiva, è stato definito dal Ministro della Salute Roberto Speranza – indirettamente ma non troppo – ‘non fondamentale’: questo però non lo rende ‘inesistente’, specialmente se associato al suo vivo tessuto imprenditoriale”.
“Le risorse a disposizione delle imprese sono del tutto esaurite – conclude il presidente – e la mancanza di possibilità di programmazione, anche a lungo termine, ha totalmente bloccato i flussi lavorativi e di ingresso economico, impedendo alle stesse di potersi ulteriormente sostenere con gli ultimi risparmi o con nuovi indebitamenti. Per quanto possibile, continueremo a lottare anche attraverso iniziative sul territorio, per l’approvazione di protocolli di sicurezza – inviati più volte alle istituzioni preposte, ma mai presi in considerazione – che ci permettano di lavorare, garantendo i nostri occupati e i nostri clienti e, soprattutto, di poter sopravvivere in assenza di un intervento economico a favore del settore”.